lunedì 10 settembre 2012

Testarda io.

Carissime,
la mia testardaggine mi ha ripagata: Groupon (avevate capito che si trattava di lui, vero?) mi ha rimborsata :-) 

Di tutta questa diatriba (di cui vi ho parlato nel post What's the big deal? Le insidie dei coupon online, parte seconda), mi è rimasto l'amaro in bocca nel constatare l'atteggiamento tutt'altro che professionale di una struttura della mia zona, un complesso termale che vorrebbe tanto imporsi a livello nazionale e che purtroppo ha ancora tanta strada da fare, soprattutto a livello di qualità dell'accoglienza.

Anche l'atteggiamento di Groupon mi è piaciuto poco: evitando di ammettere che l'informazione riportata sul mio coupon era sbagliata, nonostante l'evidenza, mi ha fatto sentire presa in giro.

In ogni caso, i soldi che ho speso sono ritornati indietro: 15/16 euro (al netto delle spese per spedire la raccomandata per la richiesta del rimborso) non mi cambiano ovviamente la vita, ma non voglio che un esercente poco corretto debba avere la percezione che può farla franca.

...e, almeno per me, giustizia è fatta.

mercoledì 22 agosto 2012

What's the big deal? Le insidie dei coupon online, parte seconda.

 

Il detto anglofono "less is more" mi ha sempre affascinata.

Se ci pensate, ha una doppia valenza: da un lato, può essere letto come un'incitazione ad eliminare l'orpello; dall'altro, si può anche interpretare come una versione chic del napoletano "lo sparagno non è mai guadagno", anche traducibile come "tanto spendi, tanto appendi"; spendi poco e ti ritroverai presto a dover spendere di più, insomma.

Io ho sempre preferito la prima interpretazione, forse perché ho la tendenza a guardare il mondo attraverso un paio di occhiali dalle lenti rosa. A volte, però, mal me ne incoglie.

Vista la carenza di pecunio da spendere in sollazzi (volete sposarvi fra dieci anni? cominciate a risparmiare ORA), tengo sempre più sotto controllo i siti di "deal", quelle offerte irripetibili e limitate nel tempo che consentono di usufruire di servizi altrimenti costosetti con sconti che partono, solitamente, almeno dal 50% sul prezzo originario. La mia esperienza in merito mi porta a dirvi che ci sono in giro ottime offerte, per cui non scrivo questo post per incitarvi alla diffidenza a prescindere. Però sono già a quota due, in termini di sòle beccate con questo sistema (vedete il post Customer Satisfaction per rinfrescarvi la memoria), per cui il mio intento è di spronarvi ad essere più oculate di me nella scelta dei voucher da acquistare.

Dunque, a voi i fatti. Vi inoltro la mail che ho scritto al servizio clienti del noto sito di deal presso il quale mi sono procurata la deludente esperienza di acquisto.

"Ho di recente acquistato un coupon per una giornata di spa presso le terme tal dei tali di Contursi (SA) e sabato ho prenotato la mia visita, come indicato nella descrizione del deal. Ieri mi sono recata presso la struttura assieme al mio fidanzato, ma ci è stato spiegato che le terme di domenica sono chiuse e che avremmo potuto usufruire solo di parte del coupon. Ci è stato detto che il deal presente sul vostro sito conteneva info sbagliate e che saremmo dovuti ritornare, se volevamo usufruire anche delle terme. A questo punto, abbiamo pensato di restare comunque per sfruttare l'ingresso alle piscine e al parco fluviale, visto che, provenendo da Salerno, avevamo affrontato circa un'ora di viaggio (con relativi costi di benzina). Il signore che ci ha "accolti", però, ha fatto difficoltà a farci entrare perché non avevamo stampato il deal, ma avevamo presentato il QR-code del coupon direttamente dalla schermata del nostro smartphone (come indicato nella versione mobile del loro sito, n.d.a.). Gli abbiamo fatto notare di aver dovuto affrontare un viaggio per usufruire di un'offerta che, a quanto diceva lui stesso, non era realmente corrispondente a quanto scritto sul vostro sito e in risposta abbiamo ottenuto un sorprendente: "Signora, pensi che è venuta anche gente da Aversa (CE)". Ovviamente, siamo andati via. Sono molto dispiaciuta nel constatare la scarsa professionalità delle strutture della mia zona e vi scrivo per chiedervi un rimborso: non credo vorrò mai più tornare in un posto dove si fa così poco conto della soddisfazione dei clienti. Cordiali saluti."

A tale mail hanno risposto in giornata, dicendomi sostanzialmente che avevo torto, che avevo letto male gli orari e che avrei dovuto stampare il coupon. Al che ho risposto a mia volta (perdonate le frequenti ripetizioni dovute alla foga):

" Buongiorno, scrivo in riferimento alla mia richiesta di rimborso, codice xxxxx. Ieri ho ricevuto la risposta del sig. F. in cui mi veniva fatto notare che gli orari della struttura erano indicati sul coupon. Ho controllato, e sul coupon che ho io quegli orari non sono riportati. Se voleste farmi pervenire un vostro indirizzo email a cui inoltrare il coupon che ho io, sarei lieta di girarvelo per vostro controllo. Per quel che riguarda la stampa del coupon, l'ultima volta che ho avuto accesso al vostro sito mobile, avevo letto un messaggio in cui si segnalava la possibilità di far visualizzare all'esercente il QR-code direttamente dallo smartphone, altrimenti avrei stampato il coupon come ho sempre fatto. Vi chiedo cortesemente di riconsiderare la mia richiesta di rimborso, alla luce della mia precedente comunicazione e di quanto indicato nella presente email. Resto in attesa di un vostro riscontro, grazie".

Anche a questa mail hanno risposto in giornata, dicendomi che posso recedere dal contratto entro dieci giorni lavorativi dall'acquisto inviando una raccomandata A/R. Così. Asciutti, senza dirmi: sì ha ragione, no, ha torto, lei è un'idiota, noi siamo mortificati. Ho trovato la cosa talmente irritante che, nonostante al principio stessi per mollare tutta la questione (ti prendono per stanchezza), ho deciso che, pur di non darla vinta alle terme disorganizzate e maleducate, spenderò 4 euro di raccomandata A/R per farmene rimborsare 19. Ebbene sì.   

Mi avete fatta andare a Contursi sotto il sole, in macchina. Mi avete fatta svegliare presto per andarci. Mi avete trattata come una deficiente per aver bene interpretato una descrizione del servizio che, su vostra stessa ammissione, è erroneamente scritta. Avete rifiutato di farmi entrare perché non sapete cosa sia uno smartphone e non volete essere al passo coi tempi. Mi avete rispedita a casa dicendomi pure che sono fortunata perché vengo da Salerno e non da Aversa. "What's the big deal?!", "Che sarà mai?!" per voi, eh?

E allora mi dovete rimborsare.

Faròvvi sapere come va a finire.

Grrrrrrr.

lunedì 26 marzo 2012

"O, se vuoi, basta un fischio...Tu sai fischiare, vero, Harry"

Alcune di voi, quelle più cinefile, avranno riconosciuto la citazione dall'immortale film "Acque del Sud", con la coppia d'oro (sullo schermo e nella vita) Bogart - Bacall.

Ah, quante volte ho sognato di poter pronunciare queste provocanti parole, nella vita. Non che le occasioni mi siano mancate, eh: purtroppo, però, non c'erano scenari di seduzione in corso.

Dovete sapere che io ho un nome complicato, o forse complicato è il rapporto che le persone hanno nei suoi confronti. Mi chiamo Maria Anna.

E' un nome doppio, innanzitutto; poi, si scrive staccato. L'insulto finale è che il primo nome finisce per "a" e il secondo nome comincia per la stessa vocale, quindi è pure un poco cacofonico.

Negli anni ho compreso che i miei genitori non si sono resi conto del grave danno che mi hanno arrecato: non lo hanno capito all'epoca e non lo capiscono oggi. Certo, non si immaginano il disagio di dover spiegare ogni volta come si scrive e come si dice (con la pausa? senza pausa? facendo sentire tutte e due le "a" o una sola? ecc. ecc.).

I più caparbi stentano a comprendere che non mi chiamo solo "Maria" e che non mi chiamo solo "Anna", quindi non possono decidere di volta in volta il nome che più garba loro usare.

Quelli che veramente non avranno mai e poi mai la mia stima sono quelli che prendono a chiamarmi "Anna Maria". Chi è "Anna Maria"? Non sono io!

Per me, sbagliare il nome della persona con cui si sta parlando è sintomo di gravissima scostumatezza e scarsa considerazione, perciò, per esprimere appieno il mio sentimento nei confronti di chi si rivolge a me dandomi dell'"Anna Maria", voglio scomodare niente-po-po-di-meno-che il concetto di Odio.

Poi ci sono i personaggi gravi, quelli irrecuperabili, quelli che sono talmente tanto tarati che fanno addirittura simpatia. Mi viene ad esempio in mente quell'addetta stampa di un notissimo marchio di prodotti cosmetici da grande distribuzione che, di volta in volta, sceglie per me il nome che più le aggrada.

La prima volta che mi ha scritto, senza che io e lei ci fossimo mai sentite prima, ha deciso di chiamarmi (fatalmente) "Annamaria". La seconda volta ha preferito "Veronica". Oggi, per lei io sono "Silvia". A questo punto, la cosa per me è diventata appassionante: come mi chiamerò la prossima volta?

Se mai la incontrerò di persona, potrei anche dirle che può chiamarmi con un fischio. Ma lei, purtroppo, non è Humphrey Bogart.

E io, ahimé! Non sono Lauren Bacall.



giovedì 1 marzo 2012

No, Lucio.


Che Lucio Dalla non fosse immortale era un pensiero che non mi aveva mai nemmeno sfiorato la mente.
Quanto mi sbagliavo e quanto mi ha spezzato il cuore sapere che non c'è più. Anche se in realtà, grazie alla sua musica, ci sarà per sempre.

Lo voglio salutare con questa canzone, "Mambo", che fra le sue è la mia preferita.

Addio, Lucio, e a Dio.

martedì 7 febbraio 2012

Bridedzilla

Ecco una foto della persona che non voglio diventare:

BRIDEDZILLA.

Gli americani usano questa espressione per indicare la donna che, non appena fissate le nozze, impazzisce e fa impazzire tutti quelli che hanno a che fare con lei. Suo unico scopo nella vita è procurarsi il matrimonio più sfarzoso ed originale possibile, e per raggiungere questo obiettivo è disposta a tutto. TUTTO.

Perché vi dico ciò? Perché, presumibilmente, dovrei sposarmi entro l'anno. Almeno, questo è il progetto: con molta serenità, se il lieto evento non dovesse verificarsi entro il 2012, passeremo alla prima data utile dell'anno successivo.

Io, l'avrete intuito, vivo la cosa con abbastanza nonchalance, ma il fatto sembra dispiacere a molti operatori del settore e a qualche amica/parente/conoscente.

Il matrimonio, come la maternità, è uno di quegli argomenti che scatena il sapientino che è in ognuno di noi. Care donne nubili, sappiate che il giorno in cui deciderete di sposarvi o fare un figlio, tutti vi sommergeranno di consigli non richiesti, perché è meglio che ne prendiate consapevolezza quanto prima: tutti sanno sposarsi o essere madri meglio di quanto non sappiate fare voi.

Sia io che il mio futuro marito abbiamo le idee piuttosto chiare, in merito a quello che vogliamo organizzare per il fatidico giorno. Nonostante ciò, molte delle persone che ci circondano ritengono che sbagliamo a desiderare quello che desideriamo e che faremmo meglio a desiderare quello che a suo tempo hanno desiderato loro. Per carità, ognuno ha diritto alle proprie pessime opinioni: il male, però, è che loro ci tengono moltissimo a farcele conoscere.

Un campionario delle conversazioni tipo.

Sai, siamo andati a farci fare un paio di preventivi da un catering.
"Guarda, io lo dico per te, poi tu fai come ti pare: state assolutamente lontani dai catering, fate invece come me che ho scelto il ristorante tal dei tali (e non andate da quello affianco che fa schifo, fidatevi)". 

Forse abbiamo visto un posto proprio carino. 
"(Faccia schifata dell'interlocutore) Quando mi sono sposato io ce lo sconsigliarono tutti e personalmente credo sia una location per cafoni arricchiti".

Per il viaggio di nozze stiamo pensando ad un tour della ________ (inserire località low cost a piacere).
"Ah, io quando mi sono sposata non ho badato a spese e sono andata in Stati Uniti, Polinesia e ho fatto una puntatina a Parigi. Sai, è pur sempre il viaggio che fai una sola volta nella vita".

Abbiamo trovato un fotografo che ci piace molto.
"Chi? Quello? Ma per carità, ti presento mio marito che fa foto bellissime e si prende la metà!".

Speriamo di sposarci a settembre.
"Cheeeee???? Così presto??? Ma che siete matti????? Ma guarda che vi dovete muovereeeeeeee!!!!!!!"

(N.d.a. Quest'ultima, in assoluto, è la frase che detesto di più)

Personalmente, non capisco cosa spinga queste persone a ritenere che le scelte mie e del mio futuro marito possano essere considerate materia di contrattazione. Qualcosa nella sola istituzione del matrimonio spinge le persone a dare il peggio di sé. Ci hanno proposto di giungere al locale in elicottero, di passare sotto archi di rose protese da camerieri, di fare tutta una serie di baracconate che sono anni luce lontane da quello che io e Francesco siamo, due semplici fidanzati che si amano e vogliono dirselo davanti a Dio, in una Chiesa in cui, se è possibile, non vorrei soprani urlanti e Ave Marie suonate da principianti di violino. Tutto il resto è un contorno di cui faremmo volentieri a meno.

Organizzare un matrimonio semplice e decoroso, ai giorni nostri, è quasi un'impresa eccezionale, ma noi ci stiamo provando. L'unico aiuto che chiediamo alle persone che dicono di volerci bene è di rimanere al proprio posto.

Poi c'è chi proprio non ci riesce. E allora:

  • a tutti i conoscenti che ritengono di avere un gusto migliore di quello che abbiamo io e il mio fidanzato;
  • agli amici che ci trattano come bambini perché vogliamo fare le cose a modo nostro;
  • ai parenti che alla notizia delle nozze hanno già cominciato a dire "E mi raccomando, fate un figlio subito";
  • a tutti gli impiccioni, ai presuntuosi, agli intriganti, agli invadenti, agli inopportuni, ai poracci e ai gran signori.

A tutte queste persone dedico con tutto il mio cuore questa canzone:


martedì 3 gennaio 2012

Capodanno col botto.


Nel film di Luciano De Crescenzo, "32 dicembre", un disoccupato napoletano trascorre la notte di Capodanno in compagnia delle lacrime dei figli, che lo biasimano per non aver avuto abbastanza soldi per acquistare loro un arsenale di botti con cui festeggiare l'anno nuovo. La cronaca dei botti dei vicini è uno dei punti più divertenti dell'intero film, perciò ve ne lascio il video, ma non senza qualche riga per riportarvi le mie riflessioni.

"32 dicembre" è uscito nel 1988, un secolo fa: già all'epoca, l'usanza di provvedere personalmente ai fuochi pirotecnici di fine anno era biasimata da molti benpensanti, ma per qualche ragione recondita il successo di questo malcostume permane tutt'oggi, soprattutto nelle fasce di popolazione più indigente. E' quasi come se le esplosioni fossero una sorta di esorcismo nei confronti della povertà e delle disgrazie, un tributo da pagare agli dei affinché volgano il loro occhio benevolo su chi li festeggia col tricchi-tracco più scoppiettante.

Come molti bambini, anch'io avevo una certa fascinazione per la piromanìa: i miei, ovviamente, non mi consentivano nulla più di una cosiddetta "stelletella" consumata con gli occhi sgranati, sotto la loro supervisione. Col tempo, ho apprezzato questo rigore che hanno saputo trasmettermi, e anche se magari pecco di eccessivo senso di responsabilità, almeno da questo punto di vista posso dire che ho ricevuto un insegnamento che mi ha salvato fino a questo momento la vita.

I fuochi d'artificio, non fraintendetemi, mi piacciono molto: non passa anno che io non cerchi di andare ad assistere a quelli di San Pietro e Paolo, nella bellissima cornice di Cetara, in Costiera Amalfitana. Per la festa del Santo Patrono della mia città, San Matteo, qualche anno fa veniva organizzato uno spettacolo pirotecnico sontuosissimo: peccato che il capo fuochista storico, quello davvero bravo, abbia perso la vita nello scoppio del suo laboratorio, qualche anno fa. Lui, che coi petardi ci si accendeva magari le sigarette, è morto così. Cosa porta allora i "comuni mortali" a pensare di potersi destreggiare meglio di un professionista, con le polveri piriche?

Ogni anno, a Capodanno, il telegiornale è un bollettino di guerra: morti, feriti, prognosi riservate. E tutto ciò per sentire un botto. In tutta Italia, ma soprattutto a Napoli, il contrabbando è fiorente: dalla famosissima "Bomba di Maradona" al "Razzo di Bin Laden", i nomi più attraenti e fantasiosi spingono da anni i vicini di casa a farsi concorrenza a chi spara il petardo più clamoroso.

Quest'anno, per distogliere la gente dall'utilizzo dei botti, i mass media e i social network hanno provato a puntare sulla coscienza cinofila e gattofila, invitando a non sparare razzetti per evitare di spaventare gli animali domestici, che a volte muoiono letteralmente dallo spavento a causa di questa usanza "esplosiva". A me è un po' dispiaciuto pensare che si debba ricorrere a questi mezzucci per fare capire alle persone che i botti sono pericolosi per chi li usa e per chi è vicino a chi li usa. Perché fino ad oggi nessuno si è preoccupato di dire "i petardi spaventano i neonati" ma si credeva invece di poter ottenere un qualche risultato dicendo "ti terrorizzano il gatto"? Davvero siamo diventati così indifferenti alle sorti della nostra stessa specie, senza nulla togliere ai quattrozampe?

In tutta risposta, nei telegiornali continua la conta delle vittime.

Il nostro disoccupato di "32 dicembre", alla fine, riesce ad esaudire (fuori tempo massimo) il desiderio dei figli, e gli va bene. Ma mi auguro che, col benessere economico, anche lui abbia potuto trasmettere ai ragazzi la bellezza di una semplice (e non rumorosa) "stelletella" :-)

lunedì 28 novembre 2011

Io c'ero!


Gioite con me: finalmente ce l'ho fatta!

Sabato 26 novembre 2011, alle ore 21, ero all'Unipol Arena di Casalecchio di Reno (BO)
per il primo concerto dell'On the Run tour di Paul McCartney.

Vorrei dirvi tante cose, vorrei descrivervi quello che ho provato e quello che mi è rimasto dentro di questa bellissima esperienza, ma la verità è che non conosco parole
che possano esprimere con efficacia il mio stato d'animo: forse, nemmeno esiste sul vocabolario un termine che possa rendere l'idea della bellezza e dello stordimento di un'emozione così forte.

Finalmente conosco il sapore dolce di un Sogno divenuto realtà!