martedì 3 gennaio 2012

Capodanno col botto.


Nel film di Luciano De Crescenzo, "32 dicembre", un disoccupato napoletano trascorre la notte di Capodanno in compagnia delle lacrime dei figli, che lo biasimano per non aver avuto abbastanza soldi per acquistare loro un arsenale di botti con cui festeggiare l'anno nuovo. La cronaca dei botti dei vicini è uno dei punti più divertenti dell'intero film, perciò ve ne lascio il video, ma non senza qualche riga per riportarvi le mie riflessioni.

"32 dicembre" è uscito nel 1988, un secolo fa: già all'epoca, l'usanza di provvedere personalmente ai fuochi pirotecnici di fine anno era biasimata da molti benpensanti, ma per qualche ragione recondita il successo di questo malcostume permane tutt'oggi, soprattutto nelle fasce di popolazione più indigente. E' quasi come se le esplosioni fossero una sorta di esorcismo nei confronti della povertà e delle disgrazie, un tributo da pagare agli dei affinché volgano il loro occhio benevolo su chi li festeggia col tricchi-tracco più scoppiettante.

Come molti bambini, anch'io avevo una certa fascinazione per la piromanìa: i miei, ovviamente, non mi consentivano nulla più di una cosiddetta "stelletella" consumata con gli occhi sgranati, sotto la loro supervisione. Col tempo, ho apprezzato questo rigore che hanno saputo trasmettermi, e anche se magari pecco di eccessivo senso di responsabilità, almeno da questo punto di vista posso dire che ho ricevuto un insegnamento che mi ha salvato fino a questo momento la vita.

I fuochi d'artificio, non fraintendetemi, mi piacciono molto: non passa anno che io non cerchi di andare ad assistere a quelli di San Pietro e Paolo, nella bellissima cornice di Cetara, in Costiera Amalfitana. Per la festa del Santo Patrono della mia città, San Matteo, qualche anno fa veniva organizzato uno spettacolo pirotecnico sontuosissimo: peccato che il capo fuochista storico, quello davvero bravo, abbia perso la vita nello scoppio del suo laboratorio, qualche anno fa. Lui, che coi petardi ci si accendeva magari le sigarette, è morto così. Cosa porta allora i "comuni mortali" a pensare di potersi destreggiare meglio di un professionista, con le polveri piriche?

Ogni anno, a Capodanno, il telegiornale è un bollettino di guerra: morti, feriti, prognosi riservate. E tutto ciò per sentire un botto. In tutta Italia, ma soprattutto a Napoli, il contrabbando è fiorente: dalla famosissima "Bomba di Maradona" al "Razzo di Bin Laden", i nomi più attraenti e fantasiosi spingono da anni i vicini di casa a farsi concorrenza a chi spara il petardo più clamoroso.

Quest'anno, per distogliere la gente dall'utilizzo dei botti, i mass media e i social network hanno provato a puntare sulla coscienza cinofila e gattofila, invitando a non sparare razzetti per evitare di spaventare gli animali domestici, che a volte muoiono letteralmente dallo spavento a causa di questa usanza "esplosiva". A me è un po' dispiaciuto pensare che si debba ricorrere a questi mezzucci per fare capire alle persone che i botti sono pericolosi per chi li usa e per chi è vicino a chi li usa. Perché fino ad oggi nessuno si è preoccupato di dire "i petardi spaventano i neonati" ma si credeva invece di poter ottenere un qualche risultato dicendo "ti terrorizzano il gatto"? Davvero siamo diventati così indifferenti alle sorti della nostra stessa specie, senza nulla togliere ai quattrozampe?

In tutta risposta, nei telegiornali continua la conta delle vittime.

Il nostro disoccupato di "32 dicembre", alla fine, riesce ad esaudire (fuori tempo massimo) il desiderio dei figli, e gli va bene. Ma mi auguro che, col benessere economico, anche lui abbia potuto trasmettere ai ragazzi la bellezza di una semplice (e non rumorosa) "stelletella" :-)

4 commenti:

  1. Io ho sempre odiato i botti e non vedo cosa ci sia di divertente... Li trovo semplicemente stupidi.

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  2. Io adoro i fuochi artificiali alti e colorati nel cielo (meglio ancora se con accompagnamento musicale e sull'acqua) mentre ho sempre odiato i cosiddetti "botti". Ho ricordi terribili di me da bambina che correvo con mia madre e mia sorella al centro della strada mentre intorno volava e scoppiava di tutto. A quell'epoca trascorrevo le vacanze natalizie dai nonni a Salerno e dopo aver festeggiato la vigilia da quelli paterni si tornava in fretta e furia da quelli materni per lo scoccare della mezzanotte. Il garage coperto dove lasciavamo la macchina era a quasi 500 metri dalla casa che dovevamo raggiungere e il percorso mi sembrava ancora più lungo per la paura di quello che succedeva tutto intorno a noi. Non ho mai vissuto (fortunatamente) una guerra, ma nella mia mente di bambina doveva essere proprio così. Da allora e per sempre nutro il massimo disprezzo per chi sperpera in maniera così folle e pericolosa il suo denaro.

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  3. Non sono mai stata una amante dei botti, mentre mi piacciono i fuochi d'artificio seri.
    Fortunatamente nella mia zona non c'è troppa confuzione e il mio gatto, a parte una annoiata curiosità (con un espressione alla "chi si permette di distrurbare il mio sonnellino"), non è particolarmente toccato.
    Ricordo però alcuni Capodanno trascorsi fuori casa e una sorta di attraversamento campo minato nei parcheggi dove avevamo lasciato l'auto... non era raro che qualche ordigno inesploso decidesse di riprendersi all'improvviso.
    Ho sempre avuto l'impressione che la reazione umana ai botti fosse molto simile al classico "io ce l'ho più grosso"...

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