giovedì 28 luglio 2011

Per travestirsi da pin-up ci vuole il costume adatto, non trovate?

Care Ragazze,
credo siate tutte a conoscenza della mia passione per il look da pin-up. Non è un amore sbocciato sull'onda del successo del Burlesque o di Dita Von Teese, ma un interesse che coltivo da sempre. 

Fra i miei libri c'è una piccola collezione di stampe di Gil Elvgren, grandissimo maestro dell'illustrazione specializzato proprio nelle immagini delle allegre donnine ben toelettate e quasi sempre con autoreggente a vista (che distanza dalle attualissime calzette della ministra Brambilla che spuntano sempre in modo inappropriato nelle occasioni ufficiali...).

Inseguo da tempo immemorabile i libri su Alberto Vargas, Ted Withers e George Petty, ma senza successo.

Nella vita di ogni giorno, purtroppo, credo ci siano poche donne lontane quanto me dall'immagine delle pin up. Un po' non penso mi donerebbe una capigliatura alla Betty Page (o alla Betty Grable!), un po' il fisico non mi consente particolari slanci (e comunque l'autoreggente a vista, in ufficio, non è molto consona).

Se nella vita di tutti i giorni riesco a farmi una ragione del fatto di non essere una pin-up, in campo di abbigliamento di marino stento a contenere il mio desiderio di procurarmi un costume come quello che vedete nella foto.

Lo vende il sito http://www.net-a-porter.com/ ma costa un patrimonio (è di Norma Kamali ed ha un prezzo di 355€...). Vorrei poterne trovare una versione più abbordabile, anche nera, solo che temo rimarrei profondamente delusa nel vedere i miei piani di morbidezza debordare dalle cuciture.

Se da un lato sento che realizzare un sogno come questo può essere fonte di cocenti delusioni, dall'altro credo che cominciare ad usare un costume da pin up potrebbe essere un buon punto di partenza per diventarne una :-)

Consigli per l'acquisto?

  

giovedì 21 luglio 2011

La nuova posizione del Lotus: Original Speculoos à tartiner

 

Questo post mi provoca un dolore incommensurabile.

Una sera di luglio, la nostra Kalligalenos mi si è presentata col vasetto che vedete nella foto e un cucchiaio. Da quel momento, la mia vita è cambiata e il mio palato si strugge nel ricordo.

Fortunati o voi mortali che non avete mai assaggiato la Crema Lotus Speculoos: come se non bastasse il fatto di essere superipermegaultracalorica, questa delizia indimenticabile possiede anche l'aggravante di non essere reperibile in Italia.

Di origine belga, i biscottini al caramello della Lotus sono già di loro qualcosa di godurioso, lussurioso e qualsiasi altro termine che finisca in "-oso" possa venirvi in mente. Credo possano essere reperibili in qualche Auchan, ma non so quanto siano diffusi da noi. In ogni caso, i biscotti non bastavano: questi pazzi pazzi belgi dovevano creare la libidine suprema, inventandosi la crema di biscotto.

La parola "à tartiner", che in Italiano credo significhi "spalmabile", mi evoca ogni sorta di perversione alimentare. Adoro le creme "à tartiner", tutte: non solo la comune maionese e la mai abbastanza lodata Nutella, ma anche cose più intensamente grasse come il burro di arachidi e il Marmite (che in Italia credo non sia mai stato importato). Che si potessero spalmare anche i biscotti (e che biscotti!), non mi era mai nemmeno lontanamente passato per la testa. 

Siccome purtroppo ho incontrato la crema di Speculoos (nome alquanto inquietante, non trovate??), non posso più ignorarla: dovrò capire come procurarmela o come crearne una versione casalinga che non si avvicinerà nemmeno lontanamente all'originale ma che utilizzerò come una sorta di palliativo.

Qualcuna di voi fa un giretto in Francia? Se me ne portasse sei o sette casse gliene sarei grata...    

martedì 19 luglio 2011

Le mie ossessioni tecno-culinarie: la macchina per il pane della Moulinex.

Io so perché tutto ciò sta accadendo.

Dopo aver passato 33 anni in casa con la mia mamma, nemica del microonde e della pentola a pressione, ora che sono andata a vivere da sola ho semplicemente necessità di pareggiare i conti col progresso in cucina.

L'evoluzione degli usi e costumi alimentari della razza umana urbana, in tutto questo tempo, non ha mai potuto nemmeno sfiorarmi, perciò sto progettando di trasformare la mia cucina (la MIA cucina, che bello poterlo dire!) in una specie di astronave.

Dall'affare che rimescola sughi e salse da solo perché lo lasci a passeggiare nella tua pentola, alla Sloow Cooker della Kenwood che fa ragù e stracotti come nessuna mai; dal Bimby che produce il più sensazionale purè che abbia mai assaggiato, alla centrifuga che mi consentirà di sorseggiare il drink salutistico dei miei sogni. Ormai la mia lista dei desideri in cucina è diventata kilometrica e, di volta in volta, vi terrò aggiornate sugli articoli che verranno depennati.

Menzione speciale va alla macchina per il pane. Tanti sono i marchi che la producono: l'economica Severin e la più complessa Kenwood, ne ho vista una interessante della De Longhi, ma anche una basica e piuttosto allettante (visto il prezzo irrisorio) della Irradio (sic! Proprio quella degli autoradio!). Io, però, voglio quella della Moulinex. Ce ne sono due tipologie, credo differiscano per circa 30 euro. Quella che vorrei acquistare, la vedete in foto: ovviamente, trattandosi di me, è quella che costa di più, perché è in grado di sfornare anche baguette, cosa che le "normali" macchine per il pane non fanno. Questo genere di elettrodomestico, leggo, ha qualche controindicazione: in primis, quella di utilizzarlo per un paio di volte e poi archiviarlo; oppure, al contrario, di utilizzarlo talmente tanto spesso, causa inebriamento da profumo di pane appena sfornato, da far metter su peso a tutta la famiglia in un battibaleno (me ne parlava la nostra Kalligalenos, testimonianza diretta di una sua amica).

Potenzialmente potrei essere vittima di entrambe le eventualità, ma ormai l'idea di possedere questa macchina del pane è talmente forte che non riesco a scacciarla. Voglio il pane alle patate, quello alle olive, gli sfilatini al curry e il pane ai funghi, quello alle zucchine, quello alla melassa, le baguette alla francese e il pane in cassetta americano.

E se non la utilizzerò abbastanza, pazienza: dopo tutto, potrò sempre rivenderla su Ebay :-)

lunedì 18 luglio 2011

"Baciami la bocca, Cava de' Tirreni!" 16 luglio 2011, Jovanotti allo Stadio Simonetta Lamberti

 

Intendiamoci: non voglio che questo blog divenga il luogo dove posto le mie foto lillipuziane dei cantanti che vado a vedere. Però, dopo un'esperienza così esaltante, dovevo assolutamente trovare il modo di condividere l'emozione.

Lo Stadio Simonetta Lamberti di Cava de' Tirreni è un luogo di culto,  per gli appassionati di musica in Italia. Ribattezzato col nome di una piccola vittima della camorra, rimasta uccisa in un agguato riservato al padre, negli anni '80 questo stadio ha ospitato grandissimi nomi come Pink Floyd e Dire Straits. Pino Daniele ha scelto di trarre un album dal concerto che tenne qui nel '93 (il bellissimo "E sona mo'") e i Guns 'n Roses avrebbero di sicuro fatto storia al Simonetta Lamberti, se il concerto non fosse stato cancellato a causa delle proteste dei residenti, che coi Pink Floyd in particolare avranno di sicuro perso buona parte dell'udito per qualche giorno. Mio fratello aveva il biglietto, lo ricordo ancora: nero e viola, sottilissimo com'erano i biglietti all'epoca. Fu fotocopiato a caro prezzo (all'epoca non era così frequente, richiedere fotocopie a colori) e restituito per il rimborso.

Prematuramente scomparso l'organizzatore di eventi che aveva portato tanto lustro nella cittadina che vive gomito a gomito con Salerno, il Simonetta Lamberti è tornato nell'oblio. Questo fino a pochi anni fa, quando una serie di interessanti concerti (in primis, una bella esibizione di Baglioni, nel 2008) lo hanno riportato in auge. Due settimane fa, ancora una volta Pino Daniele ha omaggiato questo stadio scegliendolo come luogo per la sua indimenticabile esibizione con Eric Clapton, e anche lì posso dire: io c'ero.

Jovanotti non è il mio cantante preferito e dubito che lo sarà mai: se sono andata a vederlo è perché ho una simpatia incommensurabile per lui, mi sembra una persona talmente solare, positiva e perbene che volevo semplicemente approfittare di questa sorta di esperienza di amore collettivo che è il concerto dal vivo di un personaggio così pirotecnico e così amato. Poi, mi auguravo di sentire "Gimme Five" dopo più di venti anni: scommetto che nessun altro era lì con lo stesso intento...

In ogni caso: ero pronta per un'esperienza di pace e buoni sentimenti e ammetto di aver anche sbadigliato nell'attesa. Poi, invece, il delirio.

Dopo anni di canzoni tutte cuore e amore, avevo dimenticato che in origine il buon Lorenzo è soprattutto un deejay, e infatti ha trasformato lo Stadio Simonetta Lamberti in un'enorme discoteca a cielo aperto.

La telecamera filtrava ogni singolo movimento di questo 44 enne che si muove come se fosse fatto a molle e lo restituiva sotto forma di bolle, di fili, di ragnatele, rettangoli e quadrati, una sorta di esperienza di videoarte dal vivo pazzesca, senza contare le luci, i sintetizzatori al massimo dello sforzo e quintali e quintali di ghiaccio secco. 2 ore e passa di trance e di musica, di balli, di cori e coriandoli. In questo grandissimo circo di gioia, un ragazzo ha passato a Jovanotti un cartello in cui gli chiedeva di porre per suo conto la fatidica domanda alla fidanzata, e giù lacrime, festoni, cuoricini di stagnola che volteggiavano nell'aria, con la commozione del cantante che all'improvviso si è ritrovato a guardare il pubblico diventare uno spettacolo nel suo spettacolo.

Se ripenso al Jovanotti che ho amato io, coi bracaloni a stelle e strisce, i cappellini al contrario, le catene, le canotte da basket e le sneakers ai piedi, il Jovanotti che non aveva nemmeno 20 anni e la cui chiamata al servizio di leva fu una specie di evento mediatico per il semplice fatto che aveva dovuto sfilarsi l'orecchino, guardandolo oggi con la barba, le rughe, i suoi cambi d'abito e le scarpe di glitter, mi rendo conto che di acqua sotto ai ponti ne è passata a litri e litri.

Jovanotti che veniva criticato per canzoni come "Vasco" o "E' qui la festa", accusato di scrivere testi al limite del decerebrato, e Jovanotti che con le stesse canzoni e lo stesso "pensiero positivo" costituì l'unico appiglio alla vita per Cesare Casella, nei giorni della sua prigionia; Jovanotti e la sua svolta sixties, con le camicie a fiori, e Jovanotti che finisce nei film di Pieraccioni, con Bud Spencer che canta "Serenata rap"; Jovanotti che dice "Io lo so che non sono solo anche quando sono solo" al fratello morto in un incidente e Jovanotti che ipnotizza Cava de' Tirreni il 16 luglio 2011.

Io mi sono divertita tantissimo a guardarlo, in tutti questi anni ma soprattutto l'altro ieri.

E non è stato nemmeno necessario che cantasse "Gimme Five!" per rendermi felice.

mercoledì 6 luglio 2011

Signore e Signori... Ringo Starr!! 4 luglio 2011, Auditorium della Conciliazione (Roma)


Ebbene sì, "l'uomo senza volto" che vedete seduto alla batteria in questa foto è proprio il mitico batterista dei Beatles. 

Sicuramente sarebbe stato meglio se fossi riuscita a postare una foto più definita, ma l'entusiasmo che questo concerto ha generato in me è tale che non potevo aspettare nemmeno un attimo, dovevo assolutamente condividere con voi questa gioia!!!

Il concerto romano del 4 luglio, all'Auditorium della Conciliazione, ha visto Ringo Starr e la sua All Starr Band alternarsi alla voce e agli strumenti per presentare un repertorio di canzoni, dei Beatles e non, abbastanza vasto.

Ovviamente il buon Ringo, che conosce quanto i suoi fan siano dei puristi, non si è "azzardato" a cantare canzoni che originariamente non prevedevano la sua voce. Nella fattispecie: non ho ascoltato "Yesterday" dal suo vocione, però "Yellow Submarine" sì.

I musicisti della All Starr Band sono per lo più ex frontman e musicisti di gruppi per così dire minori (rispetto ai Beatles, almeno!). Tra l'altro, questa è l'11a formazione che va in tour: in passato, fra i musicisti che hanno fatto parte dell'All Starr band ci sono stati anche Greg Lake (il mio amato! frontman degli Emerson, Lake & Palmer), Sheila E (ex batterista di Prince), Jack Bruce (bassista e voce dei mitici Cream) e il sessionman Paul Carrack.

In effetti, la All Starr Band che ho visto io vede in lizza personaggi decisamente meno noti:



  • Wally Palmar, leader della band anni '80 The Romantics 8chi ricorda "Talking in your sleep"?);


  • Rick Derringer, dei McCoys;


  • Edgar Winter, fratello del più famoso Johnny, ma altrettanto virtuoso (un polistrumentista eccezionale!);


  • Gary Wright (solo io ricordo "Dream Weaver"?);


  • Richard Page, della band anni '80 Mr.Mister, la loro hit più conosciuta è "Broken Wings";


  • Gregg Bissonette, batterista sessionman per vari artisti, fra i quali ricordo Steve Vai e i Toto.




  • Per quanto alcuni di essi (o tutti, a seconda di quanto certe decadi musicali vi abbiano lasciato un ricordo) non siano particolarmente noti ai più, ognuno di loro ha avuto a propria disposizione almeno un assolo in cui dare piena mostra del proprio talento. Se Edgar Winter era un diavolo scatenato alla sua veneranda età, Rick Derringer ha fatto uno show che nemmeno Eric Clapton (e sì che sono fresca anche dell'esibizione di Slow Hand con Pino Daniele, qualche giorno fa a Cava de' Tirreni).

    E qui va per forza un inciso.

    Ringo Starr ha 71 anni.
    (I suoi musicisti, forse, qualcosina in meno, ma giusto qualche annetto)

    Quando suonava con la sua "vecchia band" (così ha amato riferirsi ai Beatles per tutto il corso del concerto) è entrato sul palco correndo, lasciando piacevolmente stupito tutto il pubblico: stava da dio. Da lontano non gli avrei dato più di 40 anni: magro, vestito da strafigo, sicuramente tinto ma con tutti i capelli in testa, allegro, spiritoso, dinamico.

    Per uno che nella vita ha assunto di tutto, mi pare possa dirsi davvero fortunato per la forma fisica che ha.

    La platea ha accompagnato il concerto con continui "I love you, Ringo!!!".
    Io, che sono una Beatle fan da quando ho memoria di me stessa, ho pianto a singhiozzi e urlato per tutto il tempo come se fossimo stati nel 1963, invece che nel 2011. Mancava solo lo svenimento e il mio contributo alla leggenda sarebbe stato completo.

    Mi sarei aspettata qualche canzone dei Beatles in più: "I wanna be your man", "Boys", persino "Act Naturally" e, ovviamente, "With a little help from my friends", però mancavano "Octopusses' garden" e "Don't pass me by". Chissà perché.

    A fine concerto, era d'obbligo una sortita all'uscita artisti per strappare un autografo, ma il buon Ringo non si è fatto vedere: che abbia rispettato la vecchia tradizione dei tempi dei Beatles, quando uscivano dai teatri nei bagagliai delle auto, per evitare l'assalto della folla?

    Per certi versi, mi piace pensare che anche questa volta sia andata così.





    venerdì 1 luglio 2011

    Guardate Mirna Loy nel film "La casa dei nostri sogni"... Ecco il mio approccio all'arredamento...

    http://www.youtube.com/watch?v=px9gAgpQIFI&sns=em

    Io vivo allo Småland: cronaca di un pomeriggio all'Ikea

    Qualche tempo fa ero "figlia di famiglia", ovvero vivevo coi miei: all'Ikea ci andavo giusto per lustrarmi gli occhi al pensiero della mia futura casa.

    Oggi che sto arredando l'appartamento che sarà solo mio, almeno all'inizio, ho pensato di traslocare all'Ikea in attesa di trasferirmi nella casa "nuova".

    Praticamente, ormai vado all'Ikea una volta alla settimana: preferibilmente il venerdì, che ho mezza giornata in ufficio e mi posso regalare anche un pranzo a base di salmone marinato, muffin bio e, per compensazione, patatine svedesi straunte.

    All'Ikea ho preso diverse cose, fra cui i mobili per il bagno: il mio fidanzato, che è un po' MacGyver, li ha anche modificati sulla base delle nostre esigenze e mi è parso felice mentre maneggiava con piglio esperto l'avvita-e-svita.

    Ho preso anche un mobile per la lavatrice fantastico, due tende, qualche ciuciuliarìa per la cucina e due lampadari, fra cui quello che sembra fatto di enormi margherite e che ormai è nelle case di tutti (ce l'ha pure la tizia che affaccia sul mio ufficio).

    Non ho preso e non prenderò all'Ikea tre cose fondamentali (cucina, armadio e divano), ma ho già ampiamente acquistato tutte le sciartapelle svedesi che potevo, fra casalinghi ed alimentari.

    Oggi, però, mi sono superata. Acquistando all'Ikea anche la tavoletta del water, ho capito di essere arrivata al punto di non ritorno: casa mia si sta trasformando nello Småland.

    È capitato anche a voi di ammalarvi di Ikeite acuta? Dite che se ne puó guarire?!